La Riforma dei campionati passa dal numero dei fallimenti
Continua la telenovela “Riforma dei campionati” in Lega Pro con indiscrezioni e veri e propri colpi di scena che si susseguono di settimana in settimana. Difficile fare il punto della situazione, le dichiarazioni degli attori protagonisti vanno in direzioni opposte, proviamo quindi a fare soltanto un po’ d’ordine.
RIPESCAGGI - Partiamo dalle certezze: “l’abolizione dei ripescaggi” mette in chiaro che non si ripeterà quella promozione selvaggia di club dalla Serie D alla Lega Pro. Situazione scongiurata lo scorso anno dall’abolizione del Girone C di Seconda Divisione.
I ripescaggi sarebbero però necessari nell’ipotesi in cui si dovesse arrivare sotto le 60 squadre (17 esclusioni). Ma potrebbero essere necessarie anche se ci fossero 67 squadre ai nastri di partenza (10 esclusioni).
CRISI - Seconda certezza: il numero delle squadre a rischio oscilla intorno alle 15 unità. Tra queste Piacenza, Spal e Triestina (ormai data per spacciata).
Per far si che la riforma venga posticipata al 2013/2014 dovrebbero essere 68 le squadre presenti nella prossima Lega Pro con il format dell’ultima stagione calcistica con due gironi di Prima Divisione e due di Seconda Divisione. Impossibile al momento precedere con due gironi di Prima e uno di Seconda, perchè ci sarebbero 9 retrocessioni nei dilettanti da un unico girone.
MACALLI - Macalli è stato duro in una delle ultime dichiarazioni: “Per fare calcio ci vogliono i soldi. Nel calcio ci devono stare solo presidenti che hanno le risorse economiche per affrontare un campionato professionistico. Basta con le società senza soldi che rovinano l’immagine del calcio e penalizzano il lavoro dei presidenti virtuosi. Chi non ha i soldi vada a fare campionati dilettantistici”.
GIRONI - L’obiettivo resta sempre quello di portare l’organico a 60 squadre con 3 gironi di Prima Divisione come era un tempo. Ma a questo obiettivo si oppone l’Assocalciatori che chiede la tutela per i professionisti che si troverebbero senza contratto. L’Aic ha chiesto una revisione della riforma, evidenziando come risulterebbe più opportuno dare luogo a due gironi di Prima Divisione e due di Seconda Divisione e suggerisce di ospitare in Lega Pro le seconde squadre dei club di A.
Macalli risponde a Tommasi e lascia chiaramente intendere che per la riforma dei campionati i tempi sono oramai maturi: “mi meraviglio - ha spiegato - che insistano su cose così allucinanti. Non siamo un circo equestre. I presidenti di A piuttosto facciano ingresso nel capitale sociale dei club di Lega Pro, ma noi non possiamo più fare le banche della serie A».
Andrea Contaldi
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