L'Happy Casa (poco brillante) torna a vincere dopo due stop. La vera stagione inizia adesso.
Contro Trento, Brindisi è tornata alla vittoria sudando le proverbiali sette camicie, ma è innegabile che dopo l’impresa di Milano ci sia stato un netto calo nei risultati ma soprattutto nelle prestazioni della Happy Casa Brindisi.
MORALE AL SICURO - La vittoria serve tantissimo al morale più che alla classifica, soprattutto perché Brindisi domenica prossima con ogni probabilità non giocherà la partita contro Varese (bloccata da ben 12 contagiati da Covid-19), e tornerà in campo solo fra 10 giorni in Champions League contro il Darussafaka. Perdere avrebbe rischiato di portare a praticamente un mese di campionato senza vittorie, decisamente tanto per lo standard a cui questa squadra ci aveva abituato, rischiando anche di generare eccessivi malumori tra i supporters.
UN CALO PREVEDIBILE - Al netto di questo però la realtà dei fatti è che un calo era pronosticabile dopo una prima parte di stagione giocata oltre ogni più rosea aspettativa, soprattutto perché una vittoria contro i primi della classe e così tanti elogi arrivati dall’intera stampa nazionale ha portato inevitabilmente un certo appagamento, che siamo certi essere solo transitorio. Di conseguenza aver perso due partite di seguito ha riportato squadra e tifosi bruscamente alla realtà di un campionato ben più difficile di quello che ci è potuto sembrare fino a questo momento.
UNA SERIE INGANNEVOLE - Il percorso delle 10 partite consecutive ha mostrato la migliore Brindisi del campionato contro le grandi squadre, con le vittorie a Bologna, Sassari e Milano nelle quali la compagine biancoazzurra ha funzionato come una macchina perfetta; nel mentre però, sono arrivate anche alcune vittorie ottenute con prestazioni non brillantissime (come Trieste e Brescia) e vittorie arrivate con prestazioni sì positive ma contro squadre a ranghi molto ridotti (come Fortitudo e Treviso, contro la quale si è rischiato tantissimo).
Tutto questo non toglie nulla ai meriti del roster di Vitucci, che quando si è espresso a un buon livello ha sempre fatto risultato, ma ha portato ad inanellare una serie di vittorie “facili” che hanno forse portato più di qualcuno a maturare l’idea che la nostra squadra, tolte le 4-5 big davanti, sia decisamente più forte di tutte le altre, mentre Trento, Cremona e Pesaro ci hanno dimostrato sul campo che non è così.
ALTRI FATTORI - A questo va aggiunto il fattore non trascurabile della condizione fisica degli avversari che oggi non sono mai in ritardo come poteva capitare nel primo terzo di campionato: tante squadre infatti affrontano una preparazione atletica mirata ad arrivare al massimo della forma da Gennaio in poi (Venezia e la stessa Trento lo dimostrano da anni).
Con l’esclusione di Roma inoltre si può tranquillamente dire che non c’è nessuna potenziale squadra “materasso” come era invece accaduto negli ultimi anni, e ogni vittoria andrà sudata da qui alla fine per dare seguito alla grande serie fatta fino ad ora, con risultati ancora tutti da scrivere, qualificazione alla coppa a parte. Si rientra insomma in quella che non è una crisi, ma solo un ritorno alla “normalità”, quella in cui ogni settimana non è scontato portare a casa i due punti.
NESSUN PROCESSO - Inopportuno è invece iniziare, come è frequente, con i processi ai singoli: dopo la partita di Trento è stato James Bell quello maggiormente preso di mira sui social. Ma se il giocatore ha le sue responsabilità (perché è innegabile che abbia periodicamente partite di totale blackout nelle scelte, ancor più che nella fase realizzativa in senso generico) l’ultima cosa di cui ha bisogno la squadra in questo momento è un qualsiasi tipo di alterazione del suo equilibrio, lo stesso equilibrio che l’ha portata alle 10 vittorie consecutive che oggi valgono il secondo posto matematico al termine del girone di andata. Motivi validi per correre il rischio di alterare questo equilibrio faticosamente costruito in estate? Nessuno.
(Senza dimenticare, a tal proposito, che l’eventuale sostituzione di un giocatore non è mai gratis, ancor di più in un periodo in cui la pandemia non ha risparmiato davvero nessun settore).
I dieci giorni di pausa serviranno per recuperare le energie fisiche e mentali per prepararsi al meglio al mese che porterà alla Final Eight di Milano 2021, appuntamento che ci ha abituato a vivere emozioni uniche alle quali, anche quest’anno, nessuno ha intenzione di rinunciare.
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