Coronavirus: ‘Nella carceri italiane disagi e violazione diritti’ la denuncia dell' ass. Pannella
Quello che sta accadendo in questi giorni presso gli istituti penitenziari pugliesi non può lasciare indifferenti cittadini e istituzioni - scrive l'associazione Marco Pannella -. Di fronte a 14 detenuti morti e 40 feriti ci saremmo aspettati ben altre prese di posizione da parte della politica, a cominciare dalle dimissioni immediate del ministro Bonafede. Anche in Puglia il caso di Foggia è solo un campanello d'allarme di una situazione di profondo disagio e violazione dei diritti umani su tutta la comunità penitenziaria che da anni denunciamo. Invece assistiamo al completo silenzio, sulla scia dei vertici nazionali, del dipartimento regionale, dei responsabili dell'istituto e persino del garante regionale che tutto garantisce meno che i detenuti. In questi momenti difficili, come sempre, siamo vicini ai reclusi, alle loro famiglie, al personale amministrativo, agli agenti penitenziari, e alla comunità penitenziaria tutta. Solo qualche settimana fa eravamo stati in visita al carcere di Bari, poi ci hanno bloccato i successivi permessi proprio per evitare diffondere dell’epidemia. L’impegno che l’amministrazione sta tenendo in questo senso è molto gravoso, e certamente politiche penitenziare diverse lo avrebbero alleggerito, ma non è questo il momento per approfittarne. L’emergenza va prima di tutto gestita è contenuta. Per questo plaudiamo ancora una volta il responsabile impegno del direttore del carcere di Bari, Valeria Pirè, che con la Asl locale ha attivato un triage e reparto dedicato per coronavirus all'interno dell'istituto. Altrettanto chiediamo immediatamente di fare per tutti gli altri 12 istituti penitenziari pugliesi. È una situazione difficile per tutti, ma per chi è ristretto e a contatto “forzato” con centinaia di persone, ancora di più. Per questo - dice l’associazione Pannella- ai detenuti, i più in difficoltà di tutti, chiediamo di resistere e tenere la calma: per voi un sacrificio maggiore, ancora più duro di chi è fuori. E ai loro parenti di tenersi pronti, passata l’emergenza del virus, a riprendere ancora insieme, la battaglia per l’amnistia. Le istituzioni tutte, invece, colgano l'occasione per avviare immediatamente strumenti di detenzione alternativa e rivedano le politiche panpenaliste che insieme all'abuso che le procure fanno della custodia cautelare ha ridotto le carceri italiane un focolaio di violazione dei diritti. E questo vale per tutti, non solo per le mamme detenute che in carcere non dovrebbero proprio starci".
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