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Happy Casa, la vittoria più bella: Aver risvegliato la passione di un'intera città

23.05.2019 13:53

Lo scorso campionato per la New Basket Brindisi era stato uno dei più bui della storia recente, secondo probabilmente solo all’anno della retrocessione in Legadue (2010-2011).

Si è ripartiti dalla conferma di Frank Vitucci, che dopo aver tirato fuori dalle sabbie mobili di una possibile retrocessione una squadra scarica e un ambiente depresso, ha costruito un gruppo sua immagine e somiglianza che sin dall’estate ci aveva fatto capire che questa stagione non sarebbe stata come la precedente.

Se però un anno fa ci avessero detto che oggi (ieri) saremmo stati ad applaudire commossi una squadra che esce dai playoff per 3-0 forse non ci avrebbe creduto nessuno. Questa squadra invece è stata capace di convincere anche i più scettici, e a conquistare un pubblico che è cresciuto a macchia d’olio coinvolgendo l’intera regione.

Prima facendo un precampionato senza perdere neanche una partita; poi, scrollatasi di dosso l’ansia iniziale, inanellando una serie di vittorie che hanno iniziato a farci vedere il campionato in una prospettiva diversa; poi conquistando un’insperata qualificazione in coppa con una delle giocate che più fanno amare la pallacanestro (“Moraschini sulla sirena!!!” vi suggerisce qualcosa?); poi conquistando sul campo una finale di coppa Italia a Firenze che ha rappresentato il punto più alto della nostra storia cestistica; poi, non sazia, non perdendo la voglia di sbucciarsi le ginocchia col passare delle giornate; poi espugnando palazzetti come Sassari, Bologna e Avellino, e battendo l’Olimpia Milano davanti al proprio pubblico; poi andando a giocare a testa alta i playoff sul campo della squadra più in forma del campionato, non riuscendo ad arrivare solo dove i limiti fisici e numerici erano troppo grandi; infine mettendo nell’ultima partita tutto ciò che era rimasto nel serbatoio, raschiando il fondo fino a graffiarlo, pur di regalare ai suoi tifosi un’altra gioia.

Tutto questo attraverso difficoltà e sfortuna. Come l’infortunio di Clark, proprio nel momento in cui iniziava a dare del tu al basket europeo; come l'infortunio di Walker, sesto uomo capace di spaccare le partite a suon di bombe; come la finale di coppa giocata con un giorno di riposo in meno; come il ko definitivo di Kuba pochi giorni dopo l’accordo con Phil Greene; come l’aver pescato proprio l’avversaria più in forma del tabellone.

E tutto questo senza mai lesinare una goccia di sudore, senza mai lasciar sfuggire una partita fin quando c’era ancora lo spazio per un miracolo (Brindisi-Torino vi dice qualcosa?).

Quando una squadra è capace di fare tutto questo ecco che anche le sconfitte diventano delle vittorie. Perché tante, troppe volte negli ultimi anni abbiamo detto che il palazzetto non era più quello di 10, 15, 20 o 30 anni fa (chi scrive ha solo 25 anni, e già è in grado di rimpiangere il calore della promozione in Legadue del 2008), ma questa volta non è mancato niente. Sin dall’ingresso in campo, applaudito con un colpo d’occhio magnifico creato dalle magliette azzurre per l’occasione. E l’abbraccio lasciato a Banks in lacrime, a Moraschini col pianto in gola, e a Gaffney che ha iniziato tra le critiche e ha finito osannato come chi meglio rappresenta lo spirito di questa squadra, stanno a dimostrare che non conta solo vincere, ma se si lotta con il cuore tutto ciò che ne deriva si apprezza più di una vittoria.

La commozione ha coinvolto praticamente tutti, dai giocatori allo staff (tecnico e manageriale), dai giornalisti ai tifosi. E tantissimi sono stati i complimenti, giusto sottolinearlo, anche dagli avversari (coach Pozzecco ha speso belle parole in conferenza stampa) e da molti tifosi di altre squadre.

Per tutto questo sarà un’annata da incorniciare, nella speranza che possa essere solo l’inizio di qualcosa di più grande. Magari, budget permettendo, ripartendo da una sostanziosa parte dei protagonisti di questa stagione.

Il sentito “Grazie” è a nome di un’intera città.Foto Tasco, www.newbasketbrindisi.it

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