Oltre la sconfitta, l’Happy Casa di Milano è stata da applausi
Il giorno dopo fa ancora più male. Quando ci si ferisce è così che funziona. Le ventiquattro ore successive sono le peggiori, quelle in cui analizzi cos’è andato storto e cosa no leccandoti le ferite, che bruciano più del giorno prima. Questo è ciò che sicuramente stanno vivendo i tifosi di HappyCasa Brindisi, dopo la sconfitta a fil di sirena contro Milano. La partita contro l’Olimpia non è una partita come le altre. E’ Davide contro Golia, Robin Hood contro l’alta borghesia d’Inghilterra, alle volte pare quasi uno strumento di risoluzione per la “questione meridionale”, forse ancora mai chiarita. Proprio per questo analizzare la sconfitta è ancora più complicato. La terna arbitrale, capeggiata da Paternicò, non è stata all’altezza della gara, né da una parte né dall’altra. C’è però da sottolineare come, dopo appena due quarti, i brindisini avessero più di 15 falli a referto, cosa che ha sicuramente condizionato la gara. Il Brindisi è riuscito a tenere botta contro Milano, contro le “bestie sacre” della pallacanestro europea Pangos e Voigtmann, contro un totem del basket italiano come Messina. I ragazzi di coach Vitucci avevano tutti contro, ma imperterriti, come diceva un vecchio saggio, hanno tentato di “andare in direzione ostinata e contraria” a quello che era il pronostico del match, cercando di stravolgere l’ordine naturale delle cose. Ce l’avevano quasi fatta. Il 4° quarto biancoazzurro è stato una lode al basket, un’epopea cestistica, un messaggio forte e chiaro agli dei di questo sport: la vinceremo noi. Eppure la vita è crudele e se per molti tifosi HappyCasa significa vita, il resto vien da sé. Marcquise Reed aveva quasi compiuto il miracolo, segnando il canestro del +2 a due secondi dalla fine. Rimessa Olimpia, palla a Voigtmann, scarico su Hall mal marcato da Burnell, tripla, fischio finale. Milano vince. La ferita si apre. E’ crudele perdere così, quando non lo si merita. E’ crudele perdere così, contro Milano, in un Forum in cui sembrava si giocasse in casa grazie ai tantissimi tifosi biancoazzurri. Eppure si deve ripartire da qui, da questa sconfitta, da questo dolore, da questa ferita. Ieri HappyCasa ha giocato da Squadra, non a caso con la “S” maiuscola. Si è visto tutto ciò che serve ad essere grandi: difesa, mentalità offensiva, nessun timore dell’avversario e attaccamento alla maglia. Mancava solo la vittoria. Eppure Marcelo Bielsa, “el loco”, uno che con il basket centra poco, ma che forse è lo sport fatto persona, parlava così del vincere: “Il successo è deformante: rilassa, inganna, ci rende peggiori. Al contrario, l'insuccesso è formativo: ci rende stabili, ci avvicina alle nostre convinzioni, ci fa ritornare a essere coerenti”. Se è vero ciò che Bielsa dice, ossia che la sconfitta “ci avvicina alle nostre convinzioni”, dobbiamo ancor più essere convinti di una cosa: Davide batterà Golia, Robin Hood ruberà l’oro ai borghesi per darlo ai poveri, la questione meridionale verrà risolta. Non è successo ieri, forse non succederà al ritorno e forse non succederà mai. Ma sperare non costa nulla. Anche se è difficile o quasi impossibile tentar non nuoce. Nel basket come nella vita può succedere di tutto, magari sarà difficile, sembrerà impossibile, ma nulla ci vieta di vincere, al fil di sirena, con una tripla a due secondi dalla fine.
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