Tentato omicidio in movida. 7 anni a studente brindisino
E' stato definito dai testimoni una "persona perbene". Un normale ragazzo di 23 anni, di buona famiglia, con molti amici. Un ragazzo che aveva deciso di venire a studiare all'università di Parma dalla cità di origine, Brindisi. Il suo futuro ha subito una brusca svolta la sera dello scorso 13 luglio, il giorno prima di quello in cui avrebbe dovuto sostenere un esame. A quell'esame non si è presentato, perché è diventato un ricercato per tentato omicidio. Arrestato dopo poche settimane d'indagine, è finito in carcere e poi agli arresti domiciliari. E oggi, in tribunale a Parma, ha ascoltato una pesante sentenza di condanna: sette anni di reclusione. La vicenda è accaduta tra la ressa del divertimento notturno, a pochi passi dal bar Latteria. Un giovane elettricista, da poco uscito dal carcere per reati contro il patrimonio, finisce al Pronto soccorso con ferite da arma da taglio che gli hanno sfiorato il fegato, i polmoni e una vena femorale. E' stato accoltellato. Indica come responsabile un ragazzo con il quale aveva bevuto una birra in un appartamento di studenti fuori sede in via D'Azeglio. Quando le forze dell'ordine si recano nell'abitazione, non trovano nessuno. Gli universitari hanno lasciato Parma. Il presunto aggressore viene identificato e rintracciato poche settimane dopo: è tornato a Brindisi, dalla famiglia. Finisce in carcere con la pesante accusa di tentato omicidio. In aula sono stati ascoltati numerosi testimoni, per cercare di ricostruire che cosa
possa avere scatenato quell'inspiegabile aggressione. Difesa e accusa hanno sostenuto due versioni completamente differenti. La vittima, l'elettricista 28enne originario di Marsala, ha raccontato di avere incontrato per caso i due coinquilini durante la movida e di aver chiesto loro dell'hashish.
I ragazzi non ne avevano, ma lo avrebbero invitato a salire in casa per prendere una birra. Tornati in via D'Azeglio, avrebbero avuto uno screzio per futili motivi. La lite sarebbe degenerata in una collutazione. Al siciliano sono state inferte diverse coltellate. Il giovane viene ricoverato d'urgenza al Pronto soccorso, dove subisce una manovra per riparare la vena femorale. I fendenti non hanno leso organi vitali, ma solo per pochi centimetri. Gli avvocati difensori hanno sostenuto che una simile versione non fosse credibile: l'imputato si sarebbe difeso da un tentativo di rapina con coltello, avvenuto dopo insistenti richieste di denaro da parte del siciliano. Da una parte c'era un giovane incensurato, un tranquillo studente. Dall'altra un pregiudicato per rapina, consumatore di stupefacenti, nullafacente. Perché i "ruoli" si sarebbero inspiegabilmente invertiti? La vittima è stata definita un "bulletto" che avrebbe individuato due "polli da spennare" tra la folla. Ubriaco, avrebbe iniziato a importunarli. I due studenti, visto lo stato d'alterazione dello sconosciuto, lo avrebbero dapprima assecondato offrendogli la birra. Poi avrebbero cercato di contenere per tutta la serata i tentativi del 28enne di farsi dare dei soldi, finché questo non sarebbe passato alle minacce dicendo di essere appena uscito dal carcere, di sapere dove abitavano e di voler sfasciare la loro casa. Avrebbe estratto un coltello e l'imputato, secondo il difensore, avrebbe reagito per difendersi. Il pm Vincenzo Picciotti ha chiesto una condanna a sette anni e mezzo di reclusione. Ha definito questo episodio particolarmente grave perché un giovane insospettabile, per motivi molto futili, ha messo a repentaglio la vita di una persona. I legali difensori del giovane ne hanno chiesto l'assoluzione o, in subordine, che il reato venisse derubricato in lesioni. Il collegio di giudici presieduto da Eleonora Fiengo ha pronunciato una pesante sentenza di condanna a sette anni di reclusione. Ha anche inviato gli atti in Procura perché proceda per falsa testimonianza contro un testimone. La vittima non si è costituita parte civile perché ha accettato un risarcimento del danno di 8mila euro.fonte: repubblica.it
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