'Una squadra una città', per una volta Brindisi si mostri unita per un obiettivo
La chiusura dello stadio in occasione di Brindisi - Nocerina pare abbia risvegliato un minimo di appartenenza
"Una squadra, una città", forse sarebbe il caso di rispolverare questo motto. E non è un mistero che le difficoltà spesso uniscano più delle vittorie. Brindisi e il calcio. Un rapporto conflittuale sul quale potremmo scrivere fiumi di parole. Dopo diversi anni il club è tornato ad avere una proprietà brindisina. Che piaccia o no la famiglia Arigliano, almeno fin qui, ha ridato immagine e dignità alla società con sacrifici enormi. Sul piano economico e non solo. E' un dato di fatto che in questa stagione i calciatori abbiano fatto a gara per giocare nel Brindisi (mentre, fino ad un anno prima, facevano a gara per scappare...). Ha commesso errori?. Ovvio. Spesso, però, dettati dalla troppa passione, talvolta irrazionalità. Tant'è. E' lo scotto che paga chi non è del mestiere. Chi è passato in un giorno dai gradoni alla scrivania. Per amore di quei colori. Tanto, tantissimo. Ogni tanto vale la pena guardare anche indietro. A dove si era. A cosa si era. E vale la pena riflettere sul perchè in tanti anni la Brindisi calcistica non abbia mai raggiunto grandi risultati. Al netto dei presidenti. Buoni o cattivi. Onesti o banditi. Alla fine il risultato è stato sempre lo stesso: fallimento o quasi. E' come se ci fosse un fattore esterno, nel tessuto sociale che blocca l'evoluzione di questo sport. Mario Salucci nel 2003, negli ultimi mesi della sua avventura disse: "tornerete in Eccellenza". Profezia avverata. I fratelli Barretta nel 2010: "Qui non si può fare calcio". Antonio Flora nel 2016 in una trasmissione televisiva: "Siete destinati a vedere l'hockey sul prato". Personaggi, diversi, per spessore, per serietà. Guai a mischiarli. Ma le parole son sempre le stesse. E in queste ore rimbombano nella mente le recenti dichiarazioni del dg Pierluigi Valentini, uno difficile da gestire (ma che non le manda mai a dire) sotto tutti i punti di vista: "Io sono qui per la famiglia Arigliano. Ma nessuno si è mai chiesto perchè da più di 30 anni in questa città, capoluogo di provincia, non si vede neppure la terza serie?". I suoi modi posso piacere o meno ma è un interrogativo che va posto. La chiusura dello stadio in occasione di Brindisi - Nocerina pare abbia risvegliato un minimo di appartenza. Il Brindisi attualmente è lontanissimo dal sogno. Ma deve provarci. Anzi, dobbiamo provarci. Tutti. Per una volta. Perchè spesso il nemico del brindisino (e non solo nel calcio) è stato il brindisino stesso. "Una squadra, una città". Ricordate? Aiutiamoli, sosteniamoli. In ogni modo. Lo scrittore Sydney J. Harris una volta disse: "il rimpianto per le cose fatte può essere mitigato dal tempo; è il rimpianto per quelle non fatte che non trova conforto".
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