Calcagno (Aic), ‘Stipendi? Basta strumentalizzare l'emergenza’
Molti presidenti ritengono impossibile il ritorno in campo.
"Mi auguro non sia vero. Perché se così fosse, e indipendentemente dalla crisi epidemiologica in corso, avremmo un comparto economico del nostro mondo che vuole comunque chiudere. Non credo sia un bel messaggio da mandare all’esterno. Un conto è la tutela della salute, per la quale per primi ci siamo battuti, altro è sfruttare strumentalmente una situazione di emergenza per voler risparmiare. Siamo uomini di calcio e ci teniamo al nostro paese, adesso dobbiamo sperare che si possa uscire dalla crisi e riprendere a giocare. Direi che è meglio non speculare sugli stipendi da pagare ai calciatori, fermo restando che il mese marzo tra allenamenti, malattia e ferie è già maturato e fuori da qualsiasi ragionamento".
Serviranno grandi sacrifici da parte di tutti.
"A me dispiace molto che si continui a pensare al taglio degli stipendi dei calciatori come unica soluzione al problema. Non si possono chiedere sacrifici a ragazzi che hanno stipendi che non permettono loro di fare rinunce di un certo tipo. Basta demagogia su questo. Mi auguro che il messaggio non sia chiudiamo perché ci conviene economicamente”.
L'idea del vostro presidente Tommasi di non chiedere la cassa integrazione non è andata giù.
"Non corrisponde al vero. La cassa integrazione serve per quei settori che non possono più andare avanti con le loro attività e non credo verrebbe concessa a chi vuole decidere autonomamente di interrompere l’attività. Abbiamo anche richiesto la creazione di un fondo solidaristico di accompagnamento alla cassa, per tutelare le fascine può basse di reddito e la parte apicale del dilettantismo maschile e femminile. Il dialogo con la Lega proseguirà sperando che ci sia lealtà nei rapporti".
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