
Approvato in Senato lo Statuto delle imprese
Il gruppo del Partito Democratico ha sostenuto convintamente l'approvazione da parte del Senato del Disegno di legge che definisce lo Statuto delle imprese. Con questo provvedimento - votato alla unanimità dall'aula del Senato - trovano dignità di norma legislativa alcuni princìpi fondamentali che esaltano il ruolo sociale ed il peso economico della piccola e media impresa nel nostro paese: il rapporto tra l'imprenditoria diffusa e il territorio; la effettiva libertà d'impresa quale fattore di crescita e sviluppo; la sussidiarietà tra Pubblica Amministrazione e imprese; una "regolazione intelligente" che abbatta i pesanti oneri burocratici a carico delle PMI. Il gruppo del PD ha contribuito con i propri emendamenti a rendere il testo ancora più incisivo ed efficace, scongiurando il rischio che fosse solo un insieme di norme manifesto. Per questo non nascondiamo i limiti di questo provvedimento, frutto dell'assenza di coraggio e determinazione di maggioranza e governo, ostaggio dei vincoli posti continuamente dal Ministero dell'Economia. A cominciare dal mancato immediato e integrale recepimento della Direttiva Comunitaria dello scorso marzo in materia di ritardati pagamenti, sostituito con una delega al Governo con cui si rinvia ancora la soluzione di uno dei maggiori problemi che hanno le PMI nei confronti della P.A. Così come avremmo voluto inserite misure volte a consolidare il rapporto tra PMI, ricerca e innovazione, mediante l'adozione di Programmi strategici e la previsione di impegni più vincolanti in tale direzione nell'azione di Governo.
Resta l'importanza di un provvedimento che, finalmente, esalta la funzione straordinaria di quell'immenso patrimonio di energie, ingegno, voglia di fare e sacrifici rappresentato dall'imprenditoria diffusa nel nostro paese. In attesa che l'Italia torni ad avere una moderna ed efficace politica industriale che questo Governo ha letteralmente cancellato dall'orizzonte della sua azione, indebolendo le straordinarie potenzialità del nostro tessuto produttivo e lasciandolo sostanzialmente solo nelle intemperie della crisi più grave degli ultimi decenni. Ma questo, ormai, potrà avvenire solo in una nuova fase politica e con un nuovo Governo.
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