Brindisi, Valentini: "Ci metterò sempre la faccia per difendere società e squadra"
Adesso è il turno del dg Pierluigi Valentini: “Da oggi fino al 7 maggio avviso i giornalisti che non parlerò più. Ne approfitto per chiarire determinati punti. Dopo la scelta di sollevare dall’incarico Ciro Danucci era in me la volontà di fare un passo indietro, perchè sono una persona seria e coerente. Ho sempre affermato che per me Danucci è un allenatore di grandissimo spessore e la decisione di allontanarlo dimostra il fallimento di una decisione presa. Questo non è stato fatto perchè io non sono qui per Brindisi o i brindisini, ma per l’amicizia che ho con il presidente. Ero consapevole che un mio passo indietro sarebbe stato dannoso per il club. Questa sera chiederò scusa alla città di Brindisi. Ho avuto l’incapacità di leggere i sentimenti dei nostri tifosi. Da quando sono nato metterci la faccia è stato motivo di orgoglio. Mettere la faccia vuol dire avere personalità, idee, coraggio. Il non nascondersi mi hanno insegnato essere un pregio. Questa sera sarei potuto venire qui affermando di essere il direttore generale del club e il voto in pagella al sottoscritto è dieci. Tutto quello che vedete porta il mio marchio di fabbrica. Dei giocatori scelti nella rosa sapete quanti ne ho decisi? Zero, mi occupo di altro. Ho scelto io mister Danucci senza se e senza ma. Ho notato però che qui a Brindisi avere un dg che ci mette la faccia non è apprezzato. Per questo chiedo scusa, evidentemente la città aveva bisogno di altro. Quando ero a Francavilla rischiammo di perdere il campionato quando era già vinto, si era spenta la lampadina. Andammo a giocare contro un forte Francavilla in Sinni e se avessimo perso saremo stati scavalcati. In quella settimana andò in trasmissione il nostro allenatore Antonio Calabro e ci mise la faccia affermando che avremmo vinto quel campionato. Quelle affermazioni ci hanno talmente gasato che a Francavilla abbiamo portato i tre punti e non ci siamo fermati più. Quando ho detto a Brindisi che avremmo vinto il campionato ad ottobre, mi sarei aspettato gli insulti dei tifosi del Barletta ma non quelli dei miei tifosi. Il mio obiettivo era dire alla città e ai giocatori di fare squadra tutti insieme. Io ho un difetto: qualsiasi cosa faccio punto sempre al massimo. Faccio calcio da dieci anni e per cinque anni sono stato al fianco di Pantaleo Corvino, con cui abbiamo creato un accademy che sforna talenti che adesso giocano in Serie A. Qualcuno si dovrebbe chiedere perchè ovunque sono andato ho vinto e a Brindisi no. Sono ossessionato dalla vittoria, mi è sempre stato insegnato che la mentalità vincente non è un difetto. Ma probabilmente la città aveva bisogno di un messaggio diverso ed io non l’ho capito, mi pento solo di questo. Mi perdonerete, però, se in futuro non cambierò il mio mood. Non conosco altro modo di lavorare. Se qualcuno pensa che ho fatto prendere Brindisi in giro a Striscia la Notizia, credo che per finirci bisogna avere il coraggio per compiere determinate azioni. Devo chiedere scusa se purtroppo mi hanno insegnato se la propria squadra di lavoro si difende con il pane e con i denti. A Rocco Commiso, presidente della Fiorentina, hanno chiesto se avesse mai criticato un dirigente e lui ha affermato che più verrà criticato più lo difende. Quando credo in un progetto, in un team di lavoro, lo difendo soprattutto nei momenti difficili. Probabilmente la città voleva un direttore che alle prime difficoltà cambiasse rotta direttamente. La mia cultura di lavoro mi porta a stringermi ai miei giocatori e allo staff. Sono fatto così e probabilmente in maniera sbagliata. Infine, volevo dire che il diritto di critica è un sacrosanto diritto. Se uno non è pronto a subire critiche non può fare questo mestiere. Se in 500 mi dicono che sono il più incompetente di tutti non solo rispetto il punto di vista, ma intravedo dei punti di crescita. Purtroppo c’è un’altra categoria di persone: gli odiatori seriali. Non mi vedrete mai andare sui social a insultare le persone, che sia l’allenatore della mia squadra del cuore o altro. Mi rendo conto che c’è tanta gente sfruttata, non realizzata che vede nei social l’opportunità di sfogare le loro frustrazioni".
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