Illegittimo l'anatocismo bancario
Il 5 aprile 2012 è, indubbiamente, per tutti i correntisti italiani una data storica. La Corte Costituzionale ha, infatti, dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 2, 61° comma, del decreto legge 29 dicembre 2010 n.225 c.d. mille proroghe convertito dalla legge 26 febbraio 2010 n.10, con il quale il precedente Governo aveva azzerato anni di battaglie e di vittorie giudiziali dei consumatori contro il famigerato anatocismo bancario, vale a dire il meccanismo perverso di moltiplicazione degli interessi sugli interessi del conto corrente.
Grazie alla sentenza della Corte Costituzionale, quindi, i correntisti hanno nuovamente il diritto di chiedere alla Banca la restituzione degli interessi anatocistici, sin dalla data di apertura del rapporto con l’Istituto di credito.
La prescrizione decennale di tale diritto, invece, a differenza di quanto prevedeva la norma dichiarata illegittima, decorre dalla data di chiusura del rapporto. “Una sentenza fondamentale – afferma l’avv. Emilio Graziuso Componente del Direttivo Nazionale della Confconsumatori – che fa tirare un sospiro di sollievo, non solo, a tutti i correntisti che avevano delle cause in corso al momento dell’entrata in vigore del c.d. decreto mille proroghe, ma anche a tutti coloro che intendono promuovere una azione giudiziale per far valere i propri diritti ed ottenere, ove ne sussistano gli estremi, la restituzione del mal tolto da parte delle banche.
Sino a prima dell’entrata in vigore della norma, finalmente dichiarata illegittima, numerose sono state la vittorie giudiziali dei consumatori che hanno comportato la restituzione di quanto illegittimamente percepito da parte delle Banche ed oggi, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale, tantissimi altri correntisti potranno agire in giudizio per far valere i propri diritti”
È, quindi, opportuno ed auspicabile, secondo la Confconsumatori che tutti coloro che hanno o hanno avuto (purchè non sia stato chiuso da più di 10 anni) un contratto di conto corrente che ha registrato degli scoperti ed al quale sono state illegittimamente addebitate somme da parte degli Istituti di credito, inviino una formale diffida, attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno alla propria Banca, chiedendo la restituzione delle somme illegittimamente percepite. “Si è aperta una nuova fase nell’annoso contenzioso tra banche e clienti che oggi, grazie a questa importantissima sentenza, si è arricchita di un nuovo tassello in favore dei consumatori” conclude l’avv. Graziuso
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