Lo stop della LNG a Brindisi ferma anche il gasdotto di Sulmona
SULMONA. «Se il rigassificatore di Brindisi non si fa più, che senso ha il metanodotto Snam?»
Se lo sono chiesti i comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona dopo aver appreso che la società British Gas che per 11 anni ha tentato di costruire un rigassificatore per il progetto del metanodotto ha deciso di gettare la spugna. A questo punto, per i comitati, è in discussione l’idea stessa del metanodotto “Rete Adriatica” concepito dalla Snam come infrastruttura al servizio del rigassificatore di Brindisi. I comitati premono per l'istituzione del tavolo richiesto sia dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati che dalla Regione Abruzzo. Un tavolo, con tutti i soggetti interessati che affrontino le questioni di merito ed individuino la soluzione alternativa rispetto al progetto. Il metanodotto Brindisi-Minerbio della lunghezza complessiva di 687 km si snoderebbe da Massafra (Taranto) fino a Minerbio (Bologna) attraversando dieci regioni, tre parchi nazionali, uno regionale e oltre venti siti di rilevanza comunitaria e coinvolgendo molti comuni già colpiti da disastrosi terremoti. Nel progetto presentato dalla Snam, hanno fatto notare i comitati, «si legge che la finalità complessiva (del metanodotto) é di realizzare le capacità di trasporto richieste dal previsto terminale di gas naturale liquefatto di Brindisi. Una capacità di ingresso che era stimata in circa 8 miliardi di metri cubi annui. Al fine di soddisfare tale richiesta é necessario potenziare la rete esistente, mediante la realizzazione di una nuova struttura, la Rete Adriatica, appunto, della quale il Sulmona-Foligno, di 168 km, é parte integrante». «Ma adesso che il rigassificatore è in discussione ha ancora senso il metanodotto Rete Adriatica?», è la domanda dei comitati. Che cosa abbia spinto la British Gas ad accantonare l’idea del rigassificatore è ancora in dubbio. Per ora ci sono solo ipotesi. «Il colosso energetico inglese», hanno dichiarato i comitati, «é giunto a questa decisione dopo una lunga serie di vicissitudini e di violazioni di legge che avevano portato al sequestro penale dell'area e al processo per corruzione a carico dell'ex sindaco di Brindisi Giovanni Antonino, che nel 2007 fu travolto dallo scandalo per la tangente di 360 milioni di lire pagatagli dalla British Gas in cambio dell'autorizzazione a realizzare l'impianto». Ma a pesare sulla decisione della società potrebbe essere stata soprattutto la fermissima opposizione degli Enti locali: Regione, Provincia e Comune, preoccupati per la pericolosità dell'impianto, la cui realizzazione era prevista a ridosso del centro abitato. «In Italia », hanno detto i comitati, «sono in progetto una decina di rigassificatori: troppi per un Paese che già oggi ha una sovrabbondanza di gas, vale a dire con una capacità di importazione nettamente superiore al consumo interno ( circa 110 miliardi di metri cubi annui rispetto a meno di 80 miliardi di consumo)». Il problema del gasdotto Snam è molto sentito a Sulmona dove le parti contrarie al progetto hanno invocato una posizione chiara e decisa da parte del Comune. Il 30 agosto scorso, infatti, il Ministero dello Sviluppo ha chiesto al Comune di Sulmona di rilasciare il proprio parere sul metanodotto con una centrale di compressione a Sulmona. La lettera è arrivata a destinazione il 20 settembre ma solo i primi di novembre il presidente del Consiglio comunale Nicola Angelucci sotto sollecito dei comitati cittadini (lettera del 2 novembre), ha detto di aver ricevuto la missiva. Il13 dicembre il capogruppo dell’ Idv Giuseppe Ranalli ha chiesto lumi al Prefetto de L’Aquila Giovanna Iurato perché aprisse una indagine per verificare se il Comune avesse volutamente dilatato i tempi di una risposta e se tali eventuali comportamenti potessero configurare una violazione delle norme vigenti.Dopo l’ennesimo silenzio sulla questione viene investita anche la Procura, il 16 dicembre.
FONTE: primadanoi.it - quotidiano abruzzese
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