
La UIL ribadisce: "Brindisi ha bisogno del rigassificatore"
Ogni qualvolta si ripresenta l’emergenza gas e l’emergenza freddo, da più parti si evidenzia la necessità degli impianti di rigassificazione in Italia.
Sei anni fa ci fu il braccio di ferro tra Russia e Ucraina che ci portò ad un passo dalla chiusura dei rubinetti del gas, oggi è l’ondata del gelo eccezionale che ha messo in seria difficoltà il nostro sistema energetico facendoci anche rischiare il buio perché due centrali su tre in Italia sono alimentate da quel 64% di metano che importiamo. Come al solito quindi si riprende a parlare dell’assoluta importanza e necessità dei rigassificatori ma la realtà, purtroppo, come in tutte le cose del nostro paese è che dopo dieci anni una decina di progetti sono ancora bloccati da iter autorizzativi alquanto discutibili e soltanto due impianti (Rovigo e Panigalia) sono in produzione. Tra i progetti in attesa di autorizzazioni vi è quello di Brindisi presentato dalla LNG che al di là delle facili esternazioni e relative strumentalizzazioni, potrebbe diventare veramente il volano di un cambiamento sia sotto l’aspetto ambientale che sotto l’aspetto di una ripresa economica e occupazionale. In più occasioni noi della Uil e della Uilcem ci siamo sforzati di far comprendere non solo le ragioni di uno sviluppo industriale e agroalimentare legato anche alla “catena del freddo”, ma soprattutto la possibilità di ridurre ulteriormente quell’impatto ambientale negativo derivante dall’utilizzo del carbone nella centrale Enel di Cerano e nella centrale Edipower. Abbiamo letto con stupore le rimostranze da parte di Enel sulle dichiarazioni del Presidente Ferrarese circa la possibilità di riconvertire un gruppo a gas, la stessa Enel che proprio di quel progetto a Capo Bianco ne condivideva l’investimento con la British Gas, prima di uscire dal consorzio e investire con più fortuna nel rigassificatore di Porto Empedocle. Stesso stupore però lo riserviamo per il silenzio assordante, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, da parte della LNG su questa e su altre iniziative rivolte alla disponibilità di alimentare le nostre centrali. D’altronde, con il milione di metri cubi all’ora di metano che l’impianto potrebbe mettere a disposizione dell’utenza, si potrebbe alimentare anche l’attuale centrale Edipower, naturalmente riconvertendola, e scongiurare così la chiusura di quell’impianto con le dovute ricadute negative in termini occupazionali ed economiche. Riscontriamo la disaffezione da parte del management della LNG sulle problematiche del nostro territorio, pur comprendendo ma non giustificando che magari, dopo dieci anni di attesa, le strategie e soprattutto i Piani Industriali delle società cambiano e vengono modificati a secondo le esigenze e le “convenienze” del momento. Noi però che siamo innamorati del nostro territorio, ci disturba tantissimo la mancanza di attenzione e ci convinciamo sempre più che quando una ciambella viene sfornata male, anche lo stesso fornaio si disaffeziona del prodotto. Per questo riteniamo ingenti i danni che si stanno perpetrando al nostro territorio per le lungaggini burocratiche che non coincidono con i tempi delle aziende costrette a rivedere i loro asseti produttivi per soddisfare le richieste del mercato. Dopo la Edipower che ha atteso per ben sei anni il VIA, non vorremmo assistere ad un ulteriore disimpegno di una altra azienda nel nostro territorio. Siamo convinti che oggi più che mai vi è la necessità di un intervento autorevole da parte del Governo Nazionale, così come richiesto ed ottenuto in quel di Taranto, per aprire una seria riflessione sulla drammaticità del momento che stiamo vivendo. L’escalation di azioni criminose testimoniano, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia diventata non più rinviabile la necessità di affrontare con la massima serietà e determinazione la questione “Lavoro”, panacea, secondo noi, di tutti i mali della nostra società.
COMUNICATO STAMPA UIL - UILCEM
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