Serie A, i presidenti alzano la voce ‘Congelati gli stipendi di marzo’
In una frenetica riunione, i club di Serie A hanno scelto la linea. Nel pomeriggio l'hanno annunciata al sindacato dei calciatori, che ad ascoltarli deve avere avuto un sussulto. "Congelare gli stipendi di marzo": questa la linea delle venti grandi del calcio italiano. E non è neanche il peggiore degli scenari possibili.
"Non vogliamo pagare marzo" Nella riunione di Lega, la Serie A ha scoperto le carte su cui erano a lavoro i sette tavoli per l'emergenza. Ma il tema più caldo era senza dubbio quello degli stipendi. Il motivo è semplice: l'epidemia sta danneggiando l'economia del sistema calcio, e quello italiano non fa eccezione. Danni sostenuti ne hanno subiti i club, che rischiano di non incassare l0ultima rata dei diritti tv, e le televisioni, che hanno distribuito un prodotto monco, pagando più di quanto ricevuto. "Perché i calciatori dovrebbero essere gli unici a non risentire della crisi?", l'eccezione sollevata da più d'uno. Così è nata la proposta, più che altro una dichiarazione d'intenti: bloccare i pagamenti degli stipendi di marzo (c'è tempo comunque fino a maggio per non incorrere in penalità). La Lega Serie A ha comunicato questa decisione alla Federcalcio, che ne ha preso atto. Così i club ammortizzerebbero i costi di un mese in cui quasi tutti i giocatori non sono scesi in campo: difficile anche tornino ad allenarsi, visti i rischi per la salute. In più le "fughe" all'estero, come quelle di Higuain o Pjanic, benché autorizzate sono un assist in questo senso.
Le proposte per il nuovo calendario Ma cosa succederebbe se non si riuscisse a ripartire? L'ad di Lega Serie A Luigi De Siervo ha in mano un pacchetto di proposte per il nuovo calendario: la più ottimistica prevede di ricominciare a giocare il 2 maggio, la più pessimistica un mese dopo, il 6 giugno. Grazie alla disponibilità della Uefa a posticipare ad ottobre la finestra di amichevoli nazionali fissata per inizio giugno e semifinali e finali delle coppe europee a luglio, chiudere tutte le 12 giornate (più una) da recuperare non è impossibile.
Tagli del 30% se non si ripartirà Non si può escludere però che alla fine sia necessario arrendersi. E se il campionato non ripartirà, la proposta dei club è di tagliare fino al 30% dei salari dei giocatori. Una proposta irricevibile per gli atleti. Che tra l'altro fanno muro: "Il problema del taglio degli stipendi va posto a tempo debito, una volta calcolati i danni al sistema - ha detto Tommasi, presidente dell'Assocalciatori - noi non possiamo imporre ai calciatori di accettare eventuali tagli. Possiamo dare una linea, ma sulle rinunce decidono i singoli".
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