
Gli ambientalisti sul rigassificatore: "quella VIA non ha senso"
La vicenda del rigassificatore di Brindisi fa continuamente registrare fatti che rendono sempre più insostenibile la pretesa della società interessata di portare a compimento un progetto che fa acqua da tutte le parti perché contestato da mille valide ragioni.
Alla richiesta di confisca del cantiere avanzata dal Pm nel corso di una recente udienza dibattimentale del processo per gravi irregolarità e abusi che sarebbero stati commessi durante l’iter autorizzativo, si è aggiunta la incredibile affermazione della British Gas di non essere stata coinvolta come “responsabile civile” nello stesso processo nel quale era direttamente chiamata a rispondere del suo comportamento.
E non basta perché poi la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pm contro la sentenza della Corte d’Appello di Lecce che aveva confermato la decisione del Tribunale di Brindisi di consentire con un’oblazione di 258mila euro il procedimento giudiziario per occupazione abusiva di area demaniale marittima promosso contro quattro manager della predetta società.
Non va poi dimenticato che nel gennaio scorso il Ministero dell’Ambiente, nell’escludere dalla procedura di VIA il progetto delle opere necessarie per l’interramento dei serbatoi del rigassificatore, ha confermato - fatto questo di non trascurabile rilievo - tutte le prescrizioni che avevano condizionato la realizzazione dell’impianto e fra queste quella che imponeva l’uso delle miscele leggere impugnata giudizialmente dalla Brindisi Lng.
Torniamo perciò ad affermare che il contenuto di tali prescrizioni dimostra all’evidenza l’infondatezza del parere positivo della Commissione VIA la cui illegittimità trova conferma proprio nella contraddittoria incoerenza fra l’assenso alla costruzione dell’impianto e il numero e il contenuto delle prescrizioni che accompagnano tale responso.
Sussistono quindi tutte le condizioni previste dalla legge (illegittimità del provvedimento e il contrasto anche attuale con l’interesse pubblico) perché la competente autorità ministeriale rimuova in sede di autotutela l’autorizzazione a suo tempo concessa. Ed è in quest’ottica complessiva che incoraggiamo le Amministrazioni locali e la Regione Puglia ad impugnare anche la citata deliberazione ministeriale nella parte in cui esclude dalla VIA l’interramento dei serbatoi.
Il fatto è che l’incompatibilità ambientale, dovuta ai gravi pericoli che l’impianto comporterebbe in una zona ad alto rischio di incidenti industriali, non è la sola ragione che giustifica la nostra opposizione alla realizzazione del rigassificatore.
Si aggiunge infatti una insuperabile inconciliabilità sociale perché il progetto risulta in aperto contrasto con gli interessi economici, commerciali ed urbanistici della nostra comunità correttamente interpretati dalle istituzioni che la rappresentano.
C’è poi una evidente incompatibilità morale messa in rilievo dai fatti emersi nel citato processo penale che hanno indotto il PM a chiedere la confisca del cantiere già sotto sequestro.
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO:
Italia Nostra, Legambiente, WWF Brindisi, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, ACLI Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente, PeaceLink.
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