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Brindisi, una fine triste e vergognosa
Una fine annunciata. Il Brindisi rinuncia alla grazia che gli era stata concessa dalla FIGC. Dopo la sentenza di primo grado infatti nessuno sperava che potesse essere assegnato un posto in eccellenza. Ma la stessa federazione pare non volesse accettare la cruda realtà. Una scelta coraggiosa ma indispensabile quella del sindaco Consales. Chi in questi giorni ha avuto la possibilità di sentire i vertici del calcio italiano può confermare che da Roma l’esclamazione più ricorrente era “Non è possibile”. Perché chi segue da lontano non si capacitava del fatto che un capoluogo di provincia non riesca ad esprimere almeno una società da Eccellenza regionale. Perché chi segue da lontano non conosce le dinamiche che hanno accompagnato la morte del Brindisi e sulle quali sarà la magistratura a fare chiarezza. Perché chi segue da lontano non può immaginare che quattro anni fa una società nuova di zecca, nata sotto lo slogan di “Brindisi e i brindisini”, sia riuscita a spendere in meno di venti mesi oltre un milione di euro, nonostante per la prima volta nella storia un’amministrazione comunale fosse riuscita a reperire quasi settecentomila euro di sponsor. E non può neppure immaginare che durante la disgraziata e scellerata gestione Flora nessuno abbia neppure provato a toglierli dalle mani la società, proponendo un’alternativa, nonostante la SSD avesse affisso da almeno venti mesi un’enorme cartello VENDESI fuori alla porta. Alla fine il danno più grosso non resta a chi ha imbrogliato, a chi ha truffato, o ancora peggio a chi ha sempre sperato nella morte del calcio brindisino, ma nella mente e nel cuore di chi ha sempre amato incondizionatamente quei colori, magari sbagliando, perché la strafottenza aiuta a non soffrire. Ma chi ama veramente non riesce ad essere strafottente. Ora, però, si è giunti ad un punto di non ritorno ed al netto dei soliti soloni del “Lo avevo detto io” la verità è che sarebbe opportuno fermare tutto per qualche tempo senza affannarsi nella costituzione della solita nuova società, nel segno della brindisinità, con i soliti personaggi che appaiono sempre in punto di morte a fare da direttore sportivo, direttore generale, team manager, allenatore e magazziniere. Oggi è un giorno triste per la Brindisi sportiva perché a differenza delle altre volte è venuta meno anche la speranza e la solita irritante frase “Ripartiamo da zero”. Il grande Eduardo diceva “Adda passà a nuttat”, un detto che solo qui sembra non valga mai.
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