Gladiator: parla il nuovo mister

09.01.2014 14:47

Fonte: Sportcasertano.it

Filippo Vito Di Pierro si presenta alla piazza sammaritana con un’intervista, in esclusiva per SportCasertano.it, che espone in pieno il suo modo di esprimersi e di vedere il calcio. Dotato di una buona dialettica, con termini che appartengono sensibilmente al linguaggio umbro e che vengono utilizzati con poca frequenza da parte della popolazione campana, l’ex allenatore di Imperia e Nuova Polisportiva Chiusi si sofferma su tutti i temi più caldi in casa Gladiator: dalla immeritata sconfitta contro la Turris alla performance della squadra, dal capitolo mercato al commento sulla prossima sfida col Brindisi. Senza dimenticare la tiratina d’orecchi, espressa nei confronti dei calciatori, per il loro sciopero “atletico” avvenuto prima del suo arrivo: fattore che, secondo lui, ha penalizzato la prestazione dell’Amerigo Liguori di Torre del Greco. Un Filippo Vito Di Pierro visto in tutte le salse che usa prima il bastone e poi la carota per i suoi atleti, con quell’ironia tipica del confino umbro-laziale che non è semplice pescare dalle nostre parti.

L’INTERVISTA CON FILIPPO VITO DI PIERRO

Mister, un giudizio sulla sua prima partita sulla panchina neroazzurra?

Non vorrei trarre il giudizio su di me. Io giudico la partita, i cui attori primari sono i calciatori e credo che durante la gara contro la Turris hanno dimostrato che sono attaccati alla maglia ed all’occorrenza hanno saputo dimostrare che si può ancora fare calcio a Santa Maria Capua Vetere. Quindi il giudizio è riferito non come Di Pierro ha affrontato la prima gara, bensì come l’hanno affrontata i calciatori. Dal canto mio, ho cercato di tamponare al meglio le risorse della Turris e credo che la chiave di lettura seguita dalla squadra, con l’aiutino del mister, sia stata quella giusta. Infine ritengo che, contro la Turris, il mio gruppo avrebbe meritato di più poiché, tranne l’eurogoal di Sibilli, non ha sofferto tantissimo. Scusate la presunzione ma questa è la mia analisi della gara.

Non è stato facile per lei preparare in soli sette giorni una sfida di tale portata, contro una corazzata come quella corallina che punta al salto in Lega Pro, considerando il fatto che la rosa veniva da una settimana di sciopero?

Nonostante io abbia ricevuto il timone di questa squadra da sette giorni, questo non giustifica il fatto che gli addetti ai lavori non dovevano lavorare. Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità. Per ragioni valide o non valide che siano, io non giustifico l’operato dei calciatori che hanno deciso di non allenarsi per una settimana intera. Se hanno delle “defaillance” atletiche che non riescono a superare, la colpe non è certo né di Di Pierro né Di Somma. Il problema sta nel fatto che loro non si sono allenati. Rispetto la loro decisione ma non la condivido. Un atleta è un atleta, quindi deve prendersi le responsabilità delle scelte che compie.

Coloro che sono scesi in campo hanno iniziato a recepire i suoi insegnamenti e ne hanno fatto uso durante la partita contro la Turris?

Sono da lodare i ragazzi che hanno dovuto fare uno sforzo più psichico che fisico per gestire questa situazione. Prendo in esempio un certo Mario Balotelli che, nonostante abbia delle qualità tecniche notevoli, cede molto spesso dal punto di vista psichico. Per molto meno ed a causa di situazioni ben diverse che gli hanno indotto un certo comportamento, si grida all’untore ma io credo che nel nostro caso sia sbagliato. La situazione è da elogiare, benché c’è stato un disagio enorme. Sono riuscito ad entrare in una mentalità di un allenatore arrivato da appena sette giorni; bravo il gruppo a recepire il lavoro mentale dell’allenatore. Ed a coloro che mi criticano, dicendo che nella mia prima settimana di allenamento ho diretto un allenamento sciocco, ricordo a queste persone che lavorare sulla testa di altri è difficilissimo.

Sente la fiducia dei vertici societari?

Credo che, se non avessi avuto delle persone che mi rappresentino totalmente, al settimo giorno non sarei arrivato. Grazie a quello che da tutti viene sospettato di essere l’untore, un tale Enzo Vito, ma le posso garantire che è una persona ben presente. Se non fisicamente in questi giorni, è ben presente e molto vicino alla società. Non bisogna preoccuparsi se ultimamente sta mancando al campo, ma sta lavorando dietro le quinte al fine di togliere determinate ruggini. Senza questa figura, questi sorrisi non sarebbero tornati.

Capitolo mercato. Ha chiesto rinforzi alla dirigenza?

Ho affermato al presidente di darmi la possibilità, dopo la seconda gara, di fare un punto sulla situazione e, nel caso, fare qualche innesto per migliorare questo gruppo sia a livello umano che tecnico. Ci sono dei valori che vanno tirati fuori e vanno portati avanti con estremo orgoglio. Grazie ad essi è possibile esprimere il vero calcio.

Infine, domenica al “Mario Piccirillo” arriva un’altra compagine che è immischiata nella lotta al vertice, il Brindisi che dista solo tre punti dalla vetta della classifica, occupata attualmente da Progreditur Marcianise e Turris. Sottolineando il fatto che il Gladiator non vince da dieci partite consecutive, sa quanto sia delicato questo impegno casalingo?

Non devo fare la corsa sulla Turris e sul Brindisi. Piuttosto mi devo far trovare pronto alle sfide contro le nostre dirette concorrenti alla salvezza. Proprio riguardo questo argomento, sono felicissimo che Laezza sia stato squalificato col Brindisi, in maniera tale che poi ritornerà a disposizione nello scontro diretto contro il San Severo. Ovviamente conosco la discesa del Gladiator che viene da una serie negativa di risultati. Non sta a me giudicare i predecessori e neanche il loro operato. Però ho da dire la mia, quando devo annotare la fuga di ben dodici calciatori che hanno seguito un vecchio dirigente. Comunque, noi affrontiamo serenamente quella che è la situazione di classifica attuale. Non abbiamo alcun timore della realtà deficitaria perché sta a noi modificarla. Se riesco a dare la quadratura, avendo più o meno bisogno di innesti, non solo la Turris si deve preoccupare. Diciamo che sono uno a cui piace vendere cara la pelle.

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